CORSICA 14.05.2024

Come posso riassumere in un “raccontino” un’avventura come quella appena vissuta?

Dalle ultime vacanze di Agosto è passato Taaaaanto tempo, è ora di rimettersi in viaggio… ma per andare dove? Per fare cosa?

Beh le idee non mancano mai e per studiare ci sono stati tanti mesi, cosi nasce l’idea di fare un altro trek itinerante di 5-6 giorni. Ma dove? E’ tanto tempo che penso alla Corsica, il GR20 fatto ormai 15 anni fa ha comunque lasciato il segno e il ricordo di un’isola bellissima con tanto ancora da esplorare (almeno per me), e cosi come non chiedere ad Emanuela di seguirmi anche in questa avventura? Ovviamente lei mi chiede solo le date di partenza e di ritorno, poi, solo poi, mi chiede: E allora dov’è che andiamo questa volta? Cosi le espongo il programma: l’antico sentiero della transumanza. Tutti coloro che avevano saputo della mia idea di partire per la corsica non facevano che parlarmi del GR20… ma io avevo bisogno di altro, qualcosa di cui non sapevo nulla, cosi arriva la finestra buona di tempo e si parte. Tutto in fretta e furia ovviamente la formula è sempre la stessa: tenda, zaino in spalla, in completa autonomia. Cosi alla vigilia della partenza a zaino pronto la bilancia segna 21 kg.

Si parte alle 3 di notte per arrivare a livorno alle 8.00 di mattina pronte per l’imbarco diretto a Bastia.

Arriviamo a Calenzana nel primo pomeriggio con solo due ore di sonno alle spalle, parcheggiamo e mettiamo in spalla i “Bambini”. Da questo momento elencare le tappe e descrivere l’itinerario fatto sarebbe la solita storia… invece vi dirò che dal momento che siamo partite quasi nulla è stato come avevamo programmato… come dice un mio caro amico: quando durante un viaggio ti capitano degli imprevisti alla fine saranno quelli i momenti che ti rimarranno più impressi nella memoria e devo dargli ragione.

La nostra transumanza è stata segnata da un’infinità di imprevisti che hanno modificato tutti i nostri piani iniziando dalla visita inaspettata di un animale a quattro zampe in piena notte che ha pensato bene di aprire con unghie e denti il telo della nostra tenda facendo cosi un buco grande come una mano già il primo giorno di vacanza…. Al mattino trovata la sorpresa con una riparazione da Manuale delle Giovani Marmotte ci siamo fatte una risata e soddisfatte del lavoro fatto siamo partite per la seconda tappa. Ma anche questa ha assunto una formula diversa da quella prevista. Il campeggio dove pensavamo di fermarci in realtà non esiste più… (ovviamente internet lo dava regolarmente aperto) quando siamo arrivate sembrava di essere dentro un film di fantascienza, tutto era come frizzato…. Mancavano i piatti sui tavoli per il resto sembrava tutto normale solo che non c’era segno di vita già da tempo… cosi abbiamo dovuto proseguire affrontando il guado di un fiume, non previsto, ma che poi alla fine ha portato anche sollievo ai piedi che ormai fumavano come due vulcani in eruzione, erano già più di 20 km che portavamo a spasso i due bambini che avevamo in spalla e non vedevamo l’ora di mollarli a terra e montare la tenda, ma ovviamente la strada era ancora lunga fino a quando ci siamo accorte che eravamo quasi al calare del sole e cosi ci siamo fermate in un altro posto che sembrava ai confini della realtà… Mentre Manu si ferma su un muretto, io grazie ad un francese rispolverato dal liceo, vado a bussare all’unica casetta che sembra abitata, dentro un anziano signore mi guarda e dopo le mie spiegazioni, forse impietosito dal bimbo che porto sulle spalle, mi dice che possiamo montare la tenda in un terreno di sua proprietà. Esco ringraziandolo mille volte e lui mi regala il suo sorriso migliore senza denti!! Io arrivo da Emanuela con il mio sorriso smagliante e lei capisce che anche oggi abbiamo risolto il problema. Godremo cosi di un tramonto meraviglioso.

L’indomani ci aspetta la giornata più faticosa dovremo fare 1800 mt di dislivello, il programma prevede di fare anche una variante x salire al Cinto che Emanuela non ha fatto e che ovviamente vorrebbe salire (io lo feci con il GR20) e per questa variante oggi dobbiamo per forza fare quasi due tappe in una. Intanto partiamo, ora capisco perché i Corsi quando parlano di boschi usano la parola Foresta, qui gli alberi sono giganteschi altissimi e tantissimi, è proprio cosi, siamo spesso immerse dentro a delle Foreste proprio come quelle dei parchi americani, e poi continuamente fiumi e cascate ovunque. Man mano che saliamo il terreno diventa sempre più impervio e impegnativo, dobbiamo arrivare al passo Bocca di Guagnarola a circa 1800 mt . Inizia a piovere all’inizio sono poche gocce in breve ad un’ora dal primo  colle della giornata Bocca di Caprarola diventa sempre più forte e i tornanti sempre più lunghi, arriviamo al colle siamo già completamente bagnate, alza il vento e con passi sempre più veloci prendiamo la discesa facendo molta attenzione a non cadere, le rocce diventano scivolose e in poco tempo l’acqua inizia a fare brevi rivoli tra un masso e l’altro. Piove fortissimo e in meno di un’ora guado compreso vediamo il rifugio, arriviamo e li troviamo un’alta sorpresa: il gestore non c’è il rifugio è chiuso e l’unica porta aperta ci fa entrare nel locale di emergenza, mamma mia altro che donna Avventura…. Siamo zuppe abbiamo acqua negli scarponi, Dio mio penso proprio che oggi il nostro obiettivo sia stato raggiunto, cosi non è possibile fare un passo in più.

Entriamo nel bivacco e in breve tempo diventa “casetta” mancano solo i vasi di gerani fuori. Nel giro di mezz’ora è tutto appeso ad asciugare, gli zaini sono stati svuotati sul tavolone, accendiamo il fuoco nel camino e li giù risate a più non posso con brevi video che racconteranno tutto il divertimento di questa giornata.

E’ bellissimo come nonostante tutti gli imprevisti riusciamo ad affrontare ogni cosa con il sorriso e che nulla riesca a metterci di malumore anzi riusciamo a trovare sempre il lato ironico della cosa.

Da fuori sembra il rifugio di due naufraghi, abbiamo approfittato appena smesso di piovere ed abbiamo appeso tutto ovunque!!!! Facciamo legna da rimettere in scorta per chi verrà dopo di noi, ritiriamo tutto ceniamo e ci rendiamo conto che sono quasi due giorni che non abbiamo alcuna connessione con il resto del mondo e all’improvviso appare un ragazzo fuori la porta e ci spaventiamo reciprocamente.

Anche lui un Francese sorpreso dalla pioggia (sta facendo un altro trek) si è trovato costretto a fermarsi qui per la notte e cosi ci ritroviamo ad avere un ospite con cui scambiamo un po’ di info tra francese e inglese. Mi conferma che il Monte Cinto è praticabile solo con piccozza e ramponi ci sono ancora due metri di neve e ghiaccio, cosi Emanuela accetta il fatto che per questa volta il cinto lo vedremo solo da sotto. Nonostante tutto passeremo un fantastico pomeriggio e una notte meravigliosa addormentandoci alla fioca luce del fuoco del camino.

L’indomani alle 7.30 dopo aver salutato il francese, siamo già in cammino, lasciamo il Rifugio Puscaghia alla volta del Passo Bocca di Guagnarola 1833 mt, sono quasi 700 mt di dislivello di cui 600 quasi subito in un ambiente ancora una volta diverso. Costeggiamo un’area dove la roccia è di un colore rosso come le zone desertiche in America, Il sentiero sale ripido, gli scarponi sono ancora bagnati e dopo un po’ ricomincia a piovere, Dio mio di nuovo, mettiamo subito il guscio, copriamo tutto e a testa bassa raggiungiamo il valico e guardandoci intorno sembra di essere a 3000 mt.

Nonostante tutte le disavventure, il nostro outfit è impeccabile le foto parlano da sole il colore Rosa prevale su tutto 😊

Il peso dello zaino sulle spalle non si sente più siamo entrambe concentrate sui nostri passi dobbiamo velocizzare, al passo foto di rito e giù in fretta sperando che smetta di piovere ed infatti dopo poco finalmente esce il sole, guardando in alto e dietro di noi le nuvole coprono parte del nostro passaggio.

Incrociamo lungo fiume qualche trekkers ovviamente tutti stranieri e arriviamo ad una cascata meravigliosa, sarà alta almeno una cinquantina di metri, restiamo li a fare foto e a godere del panorama. Rientriamo nella foresta i km rotolano sotto i nostri piedi che iniziano a lamentarsi un po’.

L’obiettivo della giornata è arrivare alla località di Albertacce, vicino al lago di calacuccia, oggi sono tanti km cosi vincitrici anche una deviazione non prevista, finalmente arriviamo in prossimità di Albertacce ma qui altra sorpresa: i campeggi non funzionano più ne qui ne a Calacuccia, cosi ci troviamo costrette a montare la tenda nel nulla, sopra un profondo canyon dove scorre il fiume Golo e dove diventiamo parte integrante del panorama che ci circonda. Un’altra serata meravigliosa nonostante a stanchezza siamo felicissime. L’indomani ci aspetta l’ultima tappa del trek. Arriveremo a Corscia dove con un bus navetta o con un taxi privato torneremo indietro a Calenzana.

Ci godiamo l’ultima notte in tenda fuori dal mondo, l’indomani facciamo colazione circondate da mucche che fanno colazione a loro volta… tutto semplicemente meraviglioso, scaldate dai primi raggi di un timido sole, noi con le nostre pappe calde appollaiate su un grande masso bianco.

Si parte per l’ultima tappa, passando per il lago di Calacuccia grandissimo e bellissimo, circondato da montagne di cui le più alte ancora innevate, oggi finalmente il Monte Cinto si rivela in tutta la sua stazza, anche se la nostra attenzione viene subito rapita da un’altra cima molto elegante che segneremo nel nostro taccuino dei progetti da realizzare.  I km sotto ai piedi scorrono velocemente ci concediamo una sosta al paese dove finalmente incontriamo qualcuno e addirittura una caffetteria aperta dove ci regaliamo una colazione con dei fantastici croissant per mandare in visibilio i nostri palati che orami da giorni sono assuefatti da cibo in busta.

Finalmente giugniamo a Corscia dove avremmo dovuto trovare un bus navetta per tornare a Calenzana… si appunto…. Quello che troviamo è la chiesa (che non manca mai) e tre case di cui solo una sembra abitata. Infatti una signora sta trafficando con due operai per un pozzetto occluso…

Dopo questa panoramica, basta uno sguardo con Emanuela e scatta l’operazione: “DOBBIAMO TROVARE ASSOLUTAMENTE UN PASSAGGIO QUALUNQUE PER TORNARE A CALENZANA”  . Poso lo zaino su una panchina e riparto con il mio francese zoppicante ma comunque efficace, e vado a casa della signora, racconto la nostra storia e la Signora tra i km percorsi il dislivello fatto le avventure affrontate le dimensioni degli zaini inizia a sostenere la mia lunga contrattazione con i due operai per farci dare un passaggio fino a Corte, paese considerato lo snodo fondamentale di tutti i mezzi di collegamento Corsi. Alla fine gli operai cedono e con una lunga deviazione dalla loro destinazione accordano a portarci a Corte…. Cosi veniamo caricate nel retro di un piccolo furgone insieme agli attrezzi da lavoro, mi sembra di vivere dentro un film, la mia prima volta in autostop, 45 minuti di viaggio fiduciose nella generosità del prossimo.  Da Corte con un treno a due vagoni faremo un lungo viaggio con tre cambi per arrivare poi a Calvì e da li ancora in autostop fino a Calenzana ormai alle 21.00 più stanche di un giorno di cammino.  La sera in tenda prima di addormentarmi ripercorro con la mente i giorni passati e ripenso a tutti gli imprevisti, a quello che abbiamo visto, che abbiamo vissuto, e mi sembra siano passati almeno 15 giorni….

L’indomani relax all’Ille Rousse, un mare dai colori maldiviani, il primo bagno della stagione e un giro turistico con la baguette sotto il braccio per visitare qualche cittadella e conoscere un po’ di storia di questa meravigliosa isola.

…. Per i più curiosi statisti abbiamo fatto quasi 80 km, circa 4000 mt di dislivello con 20 kg di zaino sulle spalle in 5 gg effettivi di trek. Per noi semplicemente una inaspettata AVVENTURA TUTTA ROSA In cui due generazioni diverse si sono accompagnate, confrontate, supportate, compiaciute e abbracciate con un’alchimia speciale che penso in un viaggio cosi deve essere il primo elemento della lista materiale da mettere nello zaino e noi ce l’avevamo. 😊

Ringrazio la mia speciale compagna di viaggio che ancora una volta si è tuffata in questa avventura senza esitazione e il mio socio che mi lascia spazio per queste mie fughe.